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La chiave di Sarah

“La chiave di Sarah” e` un romanzo della scrittrice Tatiana de Rosnay che rievoca il Vel d’Hiv, uno sciagurato rastrellamento di migliaia di ebrei avvenuto a Parigi nell’estate del 1942 ad opera della polizia francese, e la loro successiva deportazione nei campi di sterminio in Polonia.

Si potrebbe dire che “La chiave di Sarah”  contenga due romanzi in uno. Da una parte la storia di Sarah, la descrizione del Vel d’Hiv, della deportazione dei suoi genitori e della tragica morte del fratellino, vicende  raccontate in maniera avvincente e toccante.
Dall’altra la storia della giornalista americana contemporanea, di come la sua vita entra in contatto con i tragici eventi avvenuti 60 anni prima e l’epilogo della sua vicenda matrimoniale. Questa parte  francamente e` stata  molto meno interessante. La vicenda scorre su due binari narrativi di livello molto diverso.  A mio parere il libro si sarebbe potuto concludere quando Julia viene a conoscenza del fatto che Sarah e` morta, molti anni prima, all’eta` di quaranta anni, in un incidente stradale che probabilmente e` stato un suicidio.  Tutto cio` che viene dopo scorre lentamente e a tratti sfiora il ridicolo (per esempio il rapporto di Julia con la famiglia francese del marito, e con il figlio di Sarah, compreso il finale).
Concludendo, e` un libro di cui consiglio la lettura, non fosse altro per la documentazione che offre sui tragici e poco noti fatti avvenuti nella Francia del 1942 per mano della anche troppo collaborazionista polizia francese. A parte questo, il libro non e` certo un capolavoro, e l’intreccio con le vicende familiari della protagonista ne abbassa decisamente il livello.

“La ragazza delle arance” e` un libro dello scrittore norvegese Jostein Gaardner.

E` un romanzo la cui lettura scorre molto agevolmente. Si tratta di una scrittura semplice e piacevole.
Un figlio adolescente viene in possesso di una lunga lettera, quasi un racconto, che il padre molto malato  gli aveva indirizzato prima di morire, quando il figlio aveva appena 3 anni.  Il racconto del padre, con il mistero sulla identita` della affascinante ragazza delle arance e` molto avvincente.  Anche se a un certo punto il lettore comincia a sospettare chi sia la ragazza, il libro prende molto, fino alla completa spiegazione del “mistero”. Poi c’e’ la seconda  parte, la domanda che il padre morente pone al figlio: vale la pena vivere, anche se si sa gia` che si sta seminando dolore? Vale la pena dare la vita, al di la` della  inevitabile sofferenza che la vita stessa comporta? La risposta del figlio sara` affermativa, la vita in se` ha un valore cosi`alto che non e` pensabile rinunciarvi a priori.

Francamente questa ultima parte l’ho trovata un po` scontata e banale. Capisco l’autore che cerca di mettersi nei panni di un quindicenne e di scrivere e pensare come un quindicenna farebbe. Eppure, ho sentito una nota stonata nella parte scritta ‘a nome del figlio’,  che non mi ha convinto fino in fondo. Un bel libro, di cui consiglierei la lettura, ma non un capolavoro.

Questa domanda mi e` stata rivolta da varie persone negli ultimi mesi. Anche perche`  cio` che ho scritto sul ‘mio sud‘ nei post precedenti ho avuto modo di dirlo in varie occasioni.
Ovviamente ho letto Saviano. Il che non cambia niente sulla mia percezione assolutamente personale e intima  di quanto ho precedentemente scritto. Si tratta di due piani assolutamente differenti: quello della ragione da una parte e quello delle sensazioni, dall’altra.

La cosa che piu` mi ha colpito in  “Gomorra” e` il fatto che l’autore riporti molti  dati noti da procedimenti giudiziari conclusi. Eppure, ci voleva uno scrittore per portare all’attenzione dell’opinione pubblica quanto da anni era noto alle forze dell’ordine, ai magistrati e naturalmente alla popolazione campana.

Non si fa fatica a capire che ci sia un collegamento tra le attivita` criminali organizzate e il narcotraffico.  Colpisce molto di piu` il legame tra le organizzazioni e attivita` quali il trasporto e la distribuzione delle merci. Si impara nel libro che il ‘concetto’ di merce puo` comprendere di tutto, dal traffico di cadaveri di  cinesi che vogliono essere seppelliti in patria ai tessuti preziosi che saranno utilizzati per la realizzazione di abiti da sogno distribuiti nel circuito dell’alta moda internazionale. Bellissima la storia del talentuoso sarto ‘in nero’ che si trova a vedere in televisione, la notte degli Oscar, il proprio abito indossato da una famosa star.  Esiste ancora possibilita` di riscatto? Saviano non da` risposte. E come potrebbe? Io voglio credere che una possibilita` di svolta ci sia.

Distrazioni

Ho una lunga serie di bozze, che tali sono rimaste. Dubito di poter recuperare il tempo perduto. Non ci riesco mai. Le distrazioni sono state molte, se il lavoro puo` dirsi distrazione. Anche le fattorie hanno fatto la loro parte 🙂

Domenica prossima

Marino è chiaramente il leader politico di un altro Paese, assai più moderno del nostro: un Paese dove si parla di Web e di banda larga, di merito e di coerenza, di principi e non di convenienza. Non credo che l’Italia sia pronta per lui, e non è che lo dico con il sorriso sulle labbra.

Queste parole non sono mie ma di Gilioli, non me ne voglio certo appropriare. Pero` Alessandro ha detto cio` che anche io penso, molto meglio di come  avrei saputo fare io, quindi tanto vale citarlo.

Forse, anzi sicuramente, l’Italia non e` pronta per un leader come Marino, ma proviamo anche noi a sognare, per una volta. Io domenica faro` la mia parte, e spero che siamo in tanti a pensarla cosi`.

Sabato pomeriggio metto la macchina nuova in garage, e mi accorgo di aver lasciato le chiavi di casa dentro la macchina chiusa, dentro il garage che ho chiuso. Le chiavi del garage ovviamente stanno con quelle di casa.

Sorvolando sul fatto che mi trovo all’interno del cortile di casa, dal quale non posso uscire, cerco di procurarmi un altro paio di chiavi: ne ha una il marito, e una terza la tengo a casa di mia mamma.

Mia figlia, che e` con me,  mi dice:

<<Mamma guarda che il garage e` aperto>>

<<Ma cosa dici, ho girato la maniglia, e quindi il garage e` chiuso>>.

Finalmente mi procuro un altro paio di chiavi (e mi prendo della svampita da mezzo parentame). Vado al garage, ma la suddetta chiave non gira. Vuoi vedere che ora mi si spezza pure la chiave del garage nella toppa? Guardo meglio, la chiave non gira semplicemente perche` non ho fatto scattare la maniglia: il garage e` aperto, come in effetti ha cercato di dirmi la mia ottenne figlia.

Apro il portone del garage, e anche la macchina, che credevo di aver chiuso, e` aperta. Solo che dentro la macchina, le chiavi di casa non ci sono! Dopo cinque minuti di ricerche sotto i sedili e i tappetini, infilo una mano in tasca e scopro che le chiavi di casa erano state sempre la`, nella tasca del mio cappotto.

Quando mi succedono queste cose mi preoccupo seriamente della mia salute mentale.

<< Scusa, devo scappare sono gia` in ritardo>>

<< Hai una riunione?>>

<< No, ma devo togliere dal fuoco l’Homestyle pot roast. Sai, richiede due giorni di cottura, non vorrei rovinare tutto>>.

Castagne e malvasia

In questo autunno che sembra un’estate che non vuole andar via, ho scoperto un accoppiamento molto gradevole: castegne bollite in sale e alloro accompagnate da dell’ottimo Malvasia di Salina, acquistato sul posto nel recente (e gia` oggetto di nostalgia) viaggio alle Eolie.

Non e` esattamente come mangiare pesche e malvasia, ma non e` male.

Non escludo, stasera, un brindisi 😉

Prima di morire i gabbiani agitano freneticamente le ali in una sorta di danza macabra. Montalbano si lascia incantare dal gabbiano morente dalla finestra della sua casa di Marinella…”

Dopo la delusione che ho provato con  “L`eta` del dubbio”, questo libro e` tornato all’altezza dei precedenti sulle avventure del  Commissario di Vigata. La malinconia degli ultimi romanzi c’e’, ma preferirei chiamarla realismo. Carina la chiosa sul “Montalbano televisivo”. Curata la storia. Una sola nota dolente: ma povera Livia! Ma non c’era proprio spazio nemmeno per una telefonatina prima della fine del romanzo?

Voglia di ‘sud’

Quest’anno posso dire di aver soddisfatto la mia costante voglia di sud. Dopo due settimane di vacanza nella mia amata Sicilia (che meriterebbero un post a parte: Lipari, Vulcano, Filicudi…) in questo settembre sono andata a Napoli e Bari.

Non visitavo Napoli da quelle due mitiche settimane a Castellamare di Stabia con papa`, in quarta elementare, io e lui da soli. Ah no, forse c’ero tornata in gita scolastica al ginnasio, ma di quella gita da incubo l’unica cosa che ricordo e` una terribile discoteca di Sorrento, (la mia prima, e per molti anni ultima, discoteca).

Be`, non c’e’ da meravigliarsi che Posillipo e Mergellina siano cosi` famosi nel mondo. E che dire di Nisida, un sogno da quando compravo ancora i vinili di Edoardo Bennato. Non ho avuto tempo per fare la turista, se non una lunga, bellissima, passeggiata notturna. E per le vie di Chiaia, in piazza del Plebiscito, sul lungomare, in via Caracciolo, mi sono sentita tranquilla, al sicuro anche se era mezzanotte, a passeggiare nelle strade piene di persone che si godevano quella bella serata di fine estate. Proprio come quando da ragazzina, col mio papa`, avrei fatto qualsiasi cosa e sarei andata dappertutto perche` tanto quando ero con lui non mi poteva accadere niente.

A Bari sono venuta per la prima volta, anche se in Puglia sono gia` stata molte volte.  Mi colpisce sempre questo senso di ricchezza delle citta`, che uno non si aspetterebbe in una citta` del sud. Una ricchezza che non e` solo economica e non si misura solo dalla lucentezza dei negozi (che peraltro sono luminosi e belli), ma anche culturale e si potrebbe misurare col numero di teatri importanti (nel raggio di un chilometro ne ho trovati ben tre: il Piccinni, il Margherita e il famoso Petruzzelli).  Mi ha colpito anche la pulizia (forse perche` tutti gli edifici sono bianchi, o perche` ormai sono rassegnata alla perenne sporcizia della mia citta`?) e l’eleganza delle persone per strada, in una giornata feriale qualsiasi e senza sembrare che dovessero partecipare ad  alcuna ricorrenza speciale. Forse questa mia ultima affermazione e` dettata dalla  superficialita`, visto che pensandoci bene, mi sono imbattuta in ben due matrimoni in un  mercoledi` mattina.

Un punto in comune: l’estrema gentilezza delle persone, che se temono che tu possa perderti invece che limitarsi a indicarti la strada si offrono di fare un tratto di strada insieme. Una eccezionale signora sull’autobus a cui avevo chiesto che mi indicasse quando arrivavamo alla mia fermata, quando e` dovuta scendere si e` rivolta agli altri passeggeri, perche` qualcuno di loro mi aiutasse. Un  anziano signore si e` offerto di darmi un biglietto dell’autobus (e non voleva che glielo pagassi!) perche` se fossi andata a comprare i biglietti avrei perso l’autobus che stava arrivando. Una signora mi ha indicato la strada per la chiesa di San Nicola con un ‘percorso sicuro’, e una suora mi ha addirittura accompagnato fino al punto da cui ‘non potevo piu` sbagliare’. Vorrei sottolineare che sono una persona normale, in genere non induco negli altri tali sitinti di protezione.

Insomma, la mia voglia di sud e` aumentata ancora.